domenica 12 marzo 2023

Serrone (FR) - Elezioni amministrative: "Com.e te", il nuovo progetto con Antonietta Damizia candidata sindaco

 


Serrone (FR) - Com.e te, il nuovo progetto con Antonietta Damizia candidata sindaco

“Com.e Te" è il nuovo progetto per Serrone con Antonietta Damizia candidata sindaco alle elezioni amministrative 2023.

 
Si è tenuta a Serrone la prima riunione del comitato elettorale della lista civica "Comunità e Territorio".
La candidata sindaco Antonietta Damizia ha esordito presentando la lista come "Una bella novità che vogliamo realizzare sul nostro territorio, con la partecipazione e il contributo di tutti. Non a caso il nome che abbiamo scelto, ovvero "Comunità e Territorio", rappresenta il cuore e l'essenza del progetto e, quindi, della nostra lista.
Intendiamo amministrare con e per la comunità e intendiamo farlo dedicando attenzione particolare alla tutela e alla promozione del territorio, interagendo attivamente con i comuni vicini con spirito di collaborazione reciproca, nella consapevolezza che l'agire comune è la garanzia migliore per la crescita e la tutela di tutti.
Da subito, quindi, vogliamo adottare un modo nuovo di amministrare, sentire e intendere il benessere della comunità.
La priorità, per noi, è il coinvolgimento dei cittadini, non solo con l'ascolto ma in un concreto processo di democrazia partecipata, che faccia della comunità locale parte attiva, informata e consapevole delle scelte e delle decisioni amministrative.
In questo senso abbiamo voluto identificare la lista con l'acronimo "Com.e Te": noi siamo come te, vogliamo amministrare con te e come amministreresti te.
Tra i nostri punti programmatici essenziali:
- il sociale e la solidarietà, intesi come benessere generale e sostegno a chi ha più bisogno;
- i servizi che agevolano il vivere quotidiano, come ad esempio la mobilità e il trasporto pubblico locale;
- la scuola pubblica;
- un paese a misura delle persone, dei bambini, delle donne;
- una gestione del territorio ecosostenibile e sociosostenibile;
- il sostegno e la promozione delle attività commerciali, artigianali e delle imprese locali, anche sotto l'aspetto del lavoro dignitoso che queste attività danno e possono ulteriormente produrre.
Il nostro programma non sarà un "elenco della spesa", precostituito, ma un programma in divenire, che fissi alcune priorità e le sottoponga alla comunità per stabilire insieme cosa fare e come farlo. Perché un programma non può essere statico e prefissato ma qualcosa che si evolve e si rinnova di volta in volta, in base alle esigenze della comunità e a seconda delle opportunità di finanziamento che si presenteranno.

 

Anagni - Scuola Tufano, i genitori stanchi delle promesse non mantenute da questa amministrazione scrivono al sindaco


Anagni - Scuola Tufano, i genitori stanchi delle promesse non mantenute da questa amministrazione scrivono al sindaco

I genitori della scuola dell’infanzia e primaria del plesso di Tufano hanno scritto una lettera al sindaco di Anagni.

Nella lettera viene denunciata la situazione di abbandono in cui vive la struttura, tra le tante cose che non funzionano come dovrebbero, ci sono le finestre. Gli infissi sono completamente danneggiati, non si chiudono bene, entrano spifferi d’aria e questo non è un bene per gli studenti. Ricordiamo che ci sono bambini anche molto piccoli, quelli della scuola materna. Le finestre si aprono da sole quando c’è brutto tempo e le aule si allagano. Sicuramente questa non è una situazione con cui tenere una scuola, eppure la manutenzione ordinaria dovrebbe essere garantita senza che i genitori stiano li ogni volta a “chiedere”, è semplicemente un loro diritto avere una struttura scolastica adeguata per i propri figli.
Nelle aule inoltre si presentano diversi punti con spigoli molto pericolosi. I genitori stanchi delle promesse non mantenute da questa amministrazione scrivono al sindaco.
 
Questa la lettera:
 
“Noi genitori della scuola dell’infanzia e della scuola primaria del plesso di Tufano, Le scriviamo questa lettera per essere sicuri che venga a conoscenza della nostra situazione, per attirare la Sua attenzione e denunciare lo stato di abbandono della nostra scuola. Ci si accorge, spesso, dei problemi strutturali delle nostre scuole solo dopo aver assistito ad avvenimenti rovinosi o fatti di cronaca che ce lo ricordano frequentemente e che non bastano ad arrestare situazioni di pericolo già annunciate, prevedibili ed assolutamente evitabili. La scuola di Tufano ha varie problematiche, ma la più urgente riguarda le finestre che sono in uno stato di abbandono e degrado totale: non si chiudono bene, ci sono molti spifferi d’aria, quando tira vento o piove si aprono, permettendo all’acqua di entrare, ma soprattutto non sono più sicure in quanto presentano spigoli vivi che mettono a rischio l’incolumità dei nostri figli, incolumità che dovrebbe essere da voi garantita, in quanto affidiamo alla scuola il bene più prezioso che abbiamo, i nostri figli appunto che per un certo verso dovrebbero diventare anche vostri proprio perché incapaci di difendersi e comunque bisognosi di protezione e attenzioni. Ci è stato promesso da questa amministrazione comunale, più volte sollecitata, che le finestre sarebbero state cambiate, promessa ad oggi non mantenuta. La struttura necessita di interventi di messa in sicurezza che garantiscano l’incolumità dei bambini. Siamo stanchi di dover aspettare i tempi biblici per avere delle semplici risposte a domande che sono state poste da noi genitori ai rappresentanti della sua amministrazione, e stanchi di dover attendere l’attivazione di procedure che servano a fare lavori di manutenzione o ristrutturazione assolutamente necessari, perché vede Signor Sindaco che se le cose non vengono curate finiscono per essere a volte inutilizzabili ma ancora più spesso pericolose, soprattutto per chi le vive ogni giorno. E’ mai possibile che l’amministrazione comunale debba essere sollecitata ogni anno per problematiche che sono ormai risapute ma che soprattutto sono sotto gli occhi di tutti? BASTA!! Da quanti anni ci sentiamo dire che prossimamente inizieranno i lavori? TROPPI! Chiediamo il suo intervento, in quanto massima carica istituzionale del nostro comune e affinchè questa situazione venga risolta al più presto senza promesse inutili, ma questa volta con i fatti!
I genitori della scuola di Tufano.”
 
Anna Ammanniti

 

giovedì 9 marzo 2023

FOCUS – Il 2022 anno nero per i suicidi nelle carceri italiane, intervista alla criminologa Linda Corsaletti


FOCUS – Il 2022 anno nero per i suicidi nelle carceri italiane, intervista alla criminologa Linda Corsaletti

 

Nelle carceri italiane nel 2022 si sono suicidate 84 persone, di cui 78 uomini e 5 donne e le donne rappresentano il 5% delle persone detenute nelle carceri. Una cifra drammatica che evidenzia i problemi del sistema carcerario.

Mai così tanti suicidi nelle carceri, è il numero più alto registrato in Italia dal 2000, da quando i dati sono stati resi disponibili a livello nazionale. Dieci anni fa, quando la popolazione carceraria era più numerosa (66.5278 contro 54.841) si suicidarono 60 detenuti, 24 in meno rispetto all’anno scorso.

Perché un numero così elevato di suicidi? Cosa può fare lo Stato? Di seguito un’interessante intervista alla criminologa Linda Corsaletti.

 

Il 2022 è stato l’anno con il maggior tasso di suicidi in carcere, purtroppo 84. Perché tutti questi suicidi?

Il fenomeno suicidario in ambito carcerario è un problema serio e da sempre mal affrontato e nonostante rappresenti un’emergenza passa in subordine rispetto ad altre problematiche sociali. La popolazione carceraria è ad alto rischio suicidario per diversi motivi, il primo tra tutti è che nel momento in cui si entra in carcere tra i detenuti non troviamo solo il soggetto recidivo sprezzante della legge o il criminale incallito, ma anche chi è affetto da patologie psichiatriche, colui che è dipendente da sostanze stupefacenti o psicotrope e alcol, soggetti con sindromi iper sessuali e parafilie, sono coloro che più di altri cadono nella cosiddetta sindrome del carcerato o prisonizzazione che porta il soggetto ad una lenta erosione dell’individualità e a una forte regressione. Ci sono inoltre le madri detenute e questo rappresenta un dramma. Non si risolve né se i bambini rimangono con loro costretti a loro volta a crescere ingiustamente in un contesto carcerario, né se i figli vengono affidati a terzi fuori dall’istituto. Tutto questo alza tantissimo il rischio di un’ideazione di tipo suicidario. Inoltre la capacità di stare in carcere non è affatto scontata. I luoghi di detenzione sono peraltro considerati come il pattume della società, più che un luogo dove scontare la pena e rendere effettivamente possibile un reinserimento sociale e lavorativo, perciò questo abbassa nel detenuto o nella detenuta l’aspettativa di una vita regolare, che garantisca una dignità una volta fuori dal contesto carcerario pari a quella del cittadino incensurato, libero.

Riguardo a questo concetto è paradigmatica la nota citazione di Victor Hugo il quale ne ‘I miserabili’ recita:” La liberazione non è libertà, si esce dal carcere e non dalla condanna “.

L’ex detenuto per la società che non è pronta ad accoglierlo, rimane tale, perché l’onda sociale macchia irrimediabilmente la sua identità. Un percorso psicologico e psicoterapico è fondamentale anche perché aiuta il detenuto ad affrontare le problematiche non solo all’interno, ma che inevitabilmente troverà anche fuori dall’istituto penitenziario. Chi entra in carcere va incontro a solitudine, privazione degli affetti oltre che della libertà, a giornate tutte uguali fortemente ritualizzate, tutto è sempre uguale, depersonalizzante e ciò porta a un progressivo deterioramento mentale, dovuto alla privazione di stimoli o al perdere di vista nuovi orizzonti perché cancellati dalla visione quotidiana delle mura, ciò conduce il soggetto a perdere la capacità di ridefinirsi. La vita è sospesa, bloccata, ma il dolore mentale no, ciò porta i soggetti più fragili a scegliere una fuga dalla vita per evadere da questo dolore mentale che li imprigiona più delle sbarre.

Le parole del cappellano di un carcere, in seguito al suicidio di un ventenne, mi hanno lasciata basita: “Era un detenuto molto fragile. Me lo avevano segnalato gli agenti di polizia penitenziaria e gli avevo parlato. Purtroppo non è stato sufficiente”. Perché lo Stato non garantisce assistenza psicologica?

Il problema principale del carcere è proprio questo oltre al sacerdote, servono figure professionali specializzate che garantiscano la differenziazione dei trattamenti sanitari a seconda delle esigenze del detenuto. Come dicevo prima molti soggetti condannati a una pena detentiva presentano già al loro ingresso i sintomi di una malattia mentale ed altri invece possono accusare sintomi di malessere psicologico durante il corso della detenzione. Il suicidio è un fenomeno complesso e multi casuale e nella popolazione carceraria rappresenta la prima causa di morte. Un fattore di rischio per gli agiti suicidari è considerato l’essere in attesa di un giudizio e l’incertezza della condanna, unito al trauma della reclusione, incide fortemente nella creazione di forti stati d’ansia, soprattutto nei nuovi giunti ovvero di coloro fanno il loro ingresso all’interno dell’istituto penale o sono alla prima esperienza detentiva ed è soprattutto qui che la figura dello psicologo penitenziario diventa prioritaria e di completamento al personale del carcere, in particolare parlo di agenti penitenziari, operatori, educatori, mediatori culturali, criminologi, insegnanti e operatori sanitari.

Il sovraffollamento, gli spazi troppo piccoli, le scarse condizioni igieniche, la carenza di personale penitenziario, in che modo possono incidere questi fattori?

C’è’ anche da dire che la maggior parte degli istituti carcerari sono fatiscenti e maltenuti. Per quanto riguarda le condizioni igieniche qualora ci fosse negligenza della pulizia e dell’ordine della persona e della cella l’ordinamento penitenziario prevede per i detenuti e gli internati sanzioni e ammonizioni, ma nonostante ciò la precarietà delle condizioni igieniche rimane unita al sovraffollamento, alla totale mancanza di privacy, abbassa le condizioni umane basilari di sopravvivenza. Quindi in parte incide. Inoltre la carenza di personale penitenziario non rende facile il controllo dei detenuti o il captare immediato di comportamenti a rischio o situazioni di disagio.

Dopo la pandemia chi entra in carcere è ancora più fragile di quanto non avvenisse in passato?

L’emergenza epidemiologica ha colpito tantissimo il mondo carcerario e in questo il sovraffollamento non ha aiutato e il sistema penitenziario ha corso il forte rischio di diventare un moltiplicatore della curva del contagio. La pandemia è stato un fenomeno nuovo e destabilizzare per tutti, nessuno ne è uscito psicologicamente illeso, figuriamoci chi recluso ci era già è non ha potuto ricevere più neanche le visite dei famigliari. Ciò ha comportato un aumento delle frustrazioni, ulteriori deprivazioni e diritti sospesi. L’esigenza di contenimento del virus, indubbiamente, ha fatto passare in secondo piano i diritti dei detenuti portandoli a “inasprimenti” improvvisi della condanna, infatti sotto molti profili l’emergenza Coronavirus ha enfatizzato le molteplici carenze degli istituiti di pena a partire dalla persistente mancanza di tempestivo intervento di risposta a una patologia psichiatrica insorta o maturata durante la detenzione, tempestivo tanto quanto accade invece per quelle fisiche.

Quali possono essere possibili interventi per eliminare il disagio detentivo?

Le condotte autolesioniste quali lo sciopero della fame, i ferimenti auto inflitti, rappresentano una forma di protesta e quindi una manifestazione di malessere. Sono una richiesta di aiuto così come i tentativi di suicidio. Sono campanelli di allarme che devono far riflettere sul fatto che qualcosa all’interno dell’istituto penitenziario non sta funzionando. I condannati e gli internati devono essere sottoposti a una continua valutazione delle loro condizioni mentali e psicotiche. Ciò è fondamentale per un intervento tempestivo, che diventa necessario soprattutto dopo che il detenuto è stato sottoposto a un periodo di isolamento. Al di là del presidio psicologico è utile impegnare il detenuto in attività come laboratori, attività di studio o lavorative qualora sia possibile, per alleviare il disagio dovuto alla quotidianità. Formare il detenuto, dargli la possibilità di impiegare il tempo in qualcosa di utile non solo contribuisce a dargli la possibilità di imparare un mestiere e acquisire competenze spendibili una volta fuori, ma è una forma di prevenzione perché permette all’individuo di avere un’occasione di riscatto sociale, di non sentirsi totalmente emarginato, permettendogli di guardare al futuro.

Anna Ammanniti 


 

 

mercoledì 8 marzo 2023

EDITORIALE – L’8 marzo non è la Festa della Donna. Oggi è la Giornata Internazionale della Donna


EDITORIALE – L’8 marzo non è la Festa della Donna. Oggi è la Giornata Internazionale della Donna

 

Una mimosa non ci salverà la vita, perché l’ultimo tentato femminicidio c’è stato ieri pomeriggio in provincia di Latina, per fortuna al momento possiamo dire che è andato "male" all’uomo che ha cercato di ucciderla, ma la donna è in gravissime condizioni. Oggi è solo l’8 marzo e si contano dall’inizio dell’anno 20 donne uccise per mano di un uomo e alla fine dell'anno mancano ancora nove mesi. Uccise ma non da un uomo qualsiasi, da un uomo che aveva promesso di amarle.

La violenza di genere è una delle principali forme di violazioni dei diritti, in tutte le società. Alla sua radice c’è una cultura patriarcale che alimenta storici divari di genere, secondo i quali la donna ricopre un ruolo inferiore all’interno della società, in ogni suo ambito. Dall’istruzione al mondo lavorativo, dalle relazioni di coppia al lavoro di cura familiare. Una visione che non contempla nessuna emancipazione della donna dai ruoli prescritti e che troppo spesso si traduce in atti di violenza psicologica o fisica. Gli episodi di violenza contro le donne avvengono principalmente, anche se non solo, nella sfera domestica. Sono nelle gran parte dei casi parenti, partner o ex partner della vittima a commetterli.

Non saranno gli auguri e neanche le scatole di cioccolatini a fermare tutto questo, comunque è bene precisare che oggi non c’è nessuna festa, oggi è la Giornata Internazionale delle Donne.

In questa Giornata celebriamo i traguardi raggiunti da donne e ragazze in tutti i settori, dovunque nel mondo. Dobbiamo riconoscere ancora gli enormi ostacoli che fronteggiano le donne, dalle ingiustizie strutturali, alla marginalizzazione e violenza, agli effetti delle crisi che le toccano principalmente alla negazione della loro autonomia personale e dei loro diritti sui propri corpi e sulle proprie vite. La discriminazione di genere, non dimentichiamolo danneggia tutti, donne, ragazze, uomini e ragazzi.

La Giornata Internazionale della Donna è un appello ad agire, agire a fianco delle donne che chiedono il rispetto dei propri diritti fondamentali pagando un alto costo personale. Agire per rafforzare la tutela contro abusi e sfruttamento sessuale, agire per accelerare la piena partecipazione e leadership delle donne.

Il tema di quest’anno della Giornata Internazionale delle Donne sottolinea il ruolo necessario di tecnologia e innovazione per far progredire l’uguaglianza di genere. La tecnologia può espandere i sentieri che conducono a istruzione e opportunità per le donne e le ragazze, ma può anche essere utilizzata per accrescere odio e abusi.  

Oggi, le donne costituiscono meno di un terzo della forza lavoro nei settori scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.  Le donne costituiscono solo il 22% dei lavori dell’intelligenza artificiale a livello globale. Quando le donne sono sotto rappresentate nello sviluppo di nuove tecnologie, la discriminazione può emergere sin dall’inizio.  Un’analisi globale di 133 sistemi di intelligenza artificiale in tutti i settori ha rilevato che il 44,2% dimostra pregiudizi di genere.

L’esclusione delle donne dal mondo digitale ha comportato nell’ultimo decennio una diminuzione di mille miliardi di dollari dal PNL dei Paesi a basso e medio reddito, una perdita che potrebbe crescere fino a 1500 miliardi di dollari entro il 2025 a meno che non si agisca. 

Un sondaggio tra giornaliste donne di 125 Paese ha rilevato che il 73% ha subito violenze online durante il proprio lavoro.

Non c’è davvero nulla da festeggiare, António Guterres, segretario generale dell’Onu ci dice che l’uguaglianza di genere è ancora “a 300 anni di distanza e il patriarcato sta contrattaccando. “Ma lo facciamo anche noi”.

Non c’è nulla da festeggiare, ma molto da lottare, secondo Women in Work di PwC, che misura l’emancipazione economica femminile in 33 paesi dell’OCSE, la situazione lavorativa femminile, a seguito della pandemia, tornerà ai livelli del 2017. Le donne rappresentano il 39% dell’occupazione globale, ma il 54% della perdita di posti di lavoro complessiva.

Non c’è nulla da festeggiare se per lo stesso lavoro svolto da donna e uomo la busta paga è diversa. In media solo il 50% delle donne riesce a ottenere un mestiere retribuito, contro il 76% degli uomini, quindi per 100 euro di una donna, un uomo ne riceve 131 e se si calcola il divario retributivo nascosto, asiamo a 100 euro contro 192.

Non le voglio le mimose se in politica esistono le quote rosa e se per 1 seggio parlamentare nazionale su 4 è donna; se solo quattro Paesi hanno il 50 per cento o più di donne in parlamento in camere singole o basse, se la parità di genere negli organi legislativi nazionali non sarà raggiunta prima del 2063.

Una mimosa non cambierà nulla, non ci salverà la vita, non voglio essere ricordata solo l’8 Marzo per la Giornata Internazionale delle donne e il 25 Novembre  per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Non c’è nulla da festeggiare, ma molto da lottare. 

Anna Ammanniti 

giovedì 2 marzo 2023

Anagni - Campo di calcio agibile o no? LiberAnagni chiede spiegazioni

 


Anagni - Campo di calcio agibile o no? LiberAnagni chiede spiegazioni

La coalizione civica LiberAnagni con il suo portavoce, l’avv. Luca Santovincenzo, chiede spiegazioni riguardo la vicenda del campo di calcio, a quanto pare ancora un cantiere aperto ma utilizzato.
“Campo di calcio agibile o no?
E’ di questi giorni la notizia che alcune squadre di calcio, anche di serie B, stanno usando il campo di calcio comunale per gli allenamenti.
A quanto pare, i lavori non sono ancora terminati.
E’ stato anche presentato un esposto alla Polizia Locale, all’Ufficio Tecnico e per conoscenza alla Procura, per l’utilizzo di una struttura senza spogliatoi e con ancora i cartelli di lavori in corso esposti (fonte annammannitinews).
Delle due l’una.
O il campo è perfettamente agibile e stanno rinviando la pomposa cerimonia a data più vicina alle elezioni (come fatto, ad esempio, per Palazzo Bacchetti e per l’area cani), in piena coerenza con l’agire malizioso di questa amministrazione, l'ennesima mancanza di rispetto per i cittadini.
Oppure è ancora inagibile, perché in pieno cantiere aperto, e qui ci allora dovremmo preoccuparci seriamente, specialmente se agli allenamenti partecipano minorenni.
Restano comunque fatti incontrovertibili.
Il Sindaco deve rendere conto ai cittadini di come viene speso il loro denaro, assumendosi le responsabilità del ritardo di sette anni e dell’aumento spropositato dei costi da 600mila euro circa a 1.2 milioni.
LiberAnagni”
AA

mercoledì 1 marzo 2023

Anagni - Il consigliere Tasca presenta esposto in merito alla presenza di calciatori allo stadio Del Bianco

 


Anagni - Il consigliere Tasca presenta esposto in merito alla presenza di calciatori allo stadio Del Bianco

In merito al campo di calcio di via San Magno, il consigliere comunale di minoranza, Valeriano Tasca questa mattina ha presentato un esposto al comandante della Polizia Locale, al responsabile dell’Ufficio Tecnico e per conoscenza alla Procura.
Il consigliere, dopo aver appreso la notizia che il campo di calcio è utilizzato nonostante molto probabilmente sia ancora un cantiere aperto, ha chiesto spiegazioni a riguardo.
Sulla stampa sono apparsi anche articoli in cui si è appreso che il Parma Calcio, squadra di Serie B ha effettuato un allenamento presso tale struttura. Il consigliere chiede come sia possibile dato che il campo sembrerebbe essere omologato fino alla Serie D e in più la struttura è senza spogliatoi e nel secondo lavoro appaltato era prevista la realizzazione degli spogliatoi.
Anche il consigliere ha notato i cartelli fuori la struttura che annunciano i lavori in corso e quant’altro.
L’unica certezza di questa vicenda è che quotidianamente nella struttura si svolgono allenamenti. Il consigliere e numerosi cittadini attendono delucidazioni.
Anna Ammanniti

Ceccano (FR) – Arrestato 54enne per maltrattamenti in famiglia

Ceccano (FR) – Arrestato 54enne per maltrattamenti in famiglia  I Carabinieri della Stazione di Ceccano (Fr) hanno tratto in arresto un 54...