giovedì 12 gennaio 2023

Angolo dei Poeti - L'allevamento dei lupi di Adriano Mancini 


Angolo dei Poeti - L'allevamento dei lupi di Adriano Mancini 

 

L’ALLEVAMENTO

Branco: gruppo numeroso di animali della stessa specie.

 

Un giorno di Aprile…da qualche parte nei Balcani

 

Era la prima volta fuori dall’allevamento…

Venivamo tutti quanti da lì…

Eravamo il meglio, i selezionati di quell’anno tra molti…

Eravamo l’orgoglio del padrone!

 

Camminavamo al sole col vestito migliore,

quello delle occasioni speciali.

Vestito riempito da petti gonfi d’orgoglio,

petti gonfi pieni d’incoscienza.

D’altronde 20 anni sono troppo pochi per avere paura.

 

Un sibilo nell’aria a rompere il silenzio,

forse una vespa!

Cosa importa?

Cosa potrà mai una vespa contro un lupo!

D’altronde a 20 anni si sa ancora poco.

 

Neanche un ululato,

solo un tonfo.

Rosso vermiglio tinge la terra.

Tre del branco in piedi,

uno in terra.

“Sarà il veleno della vespa, portiamolo via in groppa!”

D’altronde 20 anni dovrebbero pesare poco.

 

DI LUPI

Vespa: volgarmente così definiti i proiettili vaganti.

 

Qualche giorno dopo…da qualche parte…suolo natio.

 

Il branco:

tre in piedi, uno steso adagiato.

Divise diverse, stessi petti gonfi,

questa volta di dolore, di rabbia.

Petti che esplodono sotto visi muti.

 

D’altronde 20 anni sono troppi per piangere.

 

Però, è stato buono il padrone:

per il tuo ultimo viaggio guarda che bella medaglia ti ha messo al collare.

D’altronde 20 anni è l’età giusta per indossare cose sfarzose.

 

Gli ordini del padrone sono stati rispettati:

“O signore concedici la vittoria e il ritorno. Se solo una hai da concedere, che sia la prima.”

 

D’altronde nell’allevamento il sostituto è quasi pronto…

 

D’altronde anche a 20 anni, una vespa, può uccidere un lupo.

 

Ma questa è solo una storia qualunque, che nessuno mai narrerà, che non farà la storia e di cui, solo in pochi, ne porteranno il peso. Dedicata a tutti coloro che, alla ricerca di un ideale, hanno perso qualcosa.


Adriano Mancini nato ad Ostia nel Novembre del 1980, sin da giovanissimo scrive pensieri e poesie in riva al suo mare.

Appassionato di parole e di pallone, divide la sua adolescenza tra teatro, letture e campi di calcio.

Tiene nel cassetto i suoi scritti per molti anni, fino a riscoprire la sua antica passione alla soglia dei quaranta anni, anche grazie ad un incontro che risveglia la sua vena creativa.

Torna dopo quattro anni di assenza dal litorale ricominciando a scrivere sulla sabbia dove è cresciuto.

Da qui la nascita delle raccolte “Alle prese con i cassetti chiusi in soffitta” e “Pensieri semi seri (scritti senza pensarci su troppo)”.

Durante il lockdown causa Covid-19 partecipa al concorso de “La Mia Ostia”, vincendolo con il pezzo “Pensare sopra ai tetti può nuocere alla tristezza”; prende da qui contatto con la Nazionale Italiana Poeti (di cui alcuni rappresentanti erano membri della giuria) diventandone in seguito preparatore dei portieri.

Attualmente impegnato nel progetto di pubblicare le sue raccolte in forma grafica, è alla ricerca del pezzo migliore (che come sempre sarà quello ancora da scrivere).

 

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